Acropoli di Atene, topografia della memoria. Raffigurazione del palinsesto

Cosa rimane a noi dopo la visita alle pendici e all’acropoli di Atene se non la meraviglia e lo stupore della bellezza dei monumenti che testimoniano il segno di una civiltà ineguagliabile e di una grandezza mai più toccata. Apparentemente null’altro si potrebbe aggiungere a tanta armonia che questo luogo promana per le presenze straordinarie di architetture che si commisurano in un delicato equilibrio con il paesaggio pentelico, in una dimensione d’intonata acustica visiva. Dell’Acropoli di Atene, delle sue pendici o delle altre aree archeologiche del centro città, il comune visitatore poco riesce a comprenderne il loro reale spessore storico e culturale. Nella maggior parte dei territori archeologici è presente un’articolata sovrapposizione temporale, una sorta di memoria collettiva che però è nascosta, sottaciuta, che deve essere disvelata per poter parlare alla nostra contemporaneità. Sono molteplici i testi, i palinsesti che i luoghi racchiudono e di cui la nostra epoca ora si vuole fare carico di raccontare, per farli riemergere dall’ombra dell’oblio. La tesi si occupa della musealizzazione della spianata, della Colmata Nord compresa tra i Propilei e la porta Micenea Nord, nonché della questione aperta del cantiere. Intende quindi formare una nuova identità che trae ispirazione dall’antico e permettere una migliore comprensione dell’insieme monumentale. In ultimo il lavoro affronta il tema del “cantiere permanente” ipotizzando nuovi spazi per le attività ad esso correlate nella riproposizione del Santuario di Artemide Brauronia e della Calcoteca.