Abstract
Questo elaborato si pone come obiettivo l’analisi della pratica delle co-produzioni internazionali (ufficiali), attraverso i suoi strumenti principali (diretti e indiretti) a livello sovranazionale, nazionale e subnazionale, evincendo i vantaggi di tale impostazione in termini di circolazione e di legittimazione dei film. Cercheremo di andar oltre l’aspetto puramente manualistico dell’argomento, per mettere in chiaro il nostro particolare approccio da produttore che sta muovendo i primi passi nell'industria. Ci confronteremo con la fortunata tradizione esterofila dei produttori italiani che ci precede, per cercare di riportarla in auge ai giorni nostri e superare quella che definiamo come "disillusione co-produttiva", che riteniamo affligga il panorama produttivo italiano contemporaneo. Dedicheremo inoltre un capitolo al tema del networking. Tratteremo i principali mercati europei e i vari programmi di training, confrontandoci a tal riguardo con il produttore americano Lawrence Davin. Ci soffermeremo poi sulle co-produzioni minoritarie, una pratica sempre più riconosciuta nel panorama europeo e italiano, come dimostra l'apposito fondo istituito nel 2019 dal MIC. Prenderemo come caso di studio l'esempio di Coproduction Office di Philippe Bober: paradigma di un produttore europeo capace di perseguire sia obiettivi d'impresa che di valorizzazione culturale, esclusivamente attraverso prestigiose co-produzioni internazionali. Infine indagheremo il ruolo fondamentale di un'emittente televisiva transnazionale come ARTE, capace di alimentare in modo significativo l'ecosistema co-produttivo europeo ed extra-europeo. Cercheremo così nel corso dell'elaborato di far emergere aspetti generali e particolari per descrivere nel complesso la prospettiva della visione internazionale che ci caratterizza.