Gianni, Fabrizio
(2010)
La gestione di sorgenti multiple di disturbo in AMP: il caso delle Isole Tremiti.
[Laurea magistrale], Università di Bologna, Corso di Studio in
Biologia marina [LM-DM270] - Ravenna, Documento ad accesso riservato.
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Abstract
La gestione di sorgenti multiple di disturbo in AMP: il caso delle Isole Tremiti
Il seguente lavoro di tesi valuta l’efficacia di protezione di un’area marina protetta (AMP) sui
popolamenti di differenti habitat compresi in zone a diverso regime di tutela. Questo tema è molto
sentito sia dal punto di vista scientifico, poiché le AMP rappresentano uno esperimento di
esclusione delle attività antropiche ad ampia scala, sia dal punto di vista socio-economico per
l’interesse che sono in grado di generare nelle comunità locali. Tuttavia, ad oggi, gli studi che
abbiano dimostrato l’efficacia di protezione delle AMP sono pochi e sono per lo più diretti sulle
specie di maggior interesse commerciale. In generale, c’è un’evidente mancanza di protezione in
molte AMP del Mediterraneo e di aree extra-mediterranee che può essere attribuita a diversi fattori,
tra cui le caratteristiche fisiche dei siti dove sono state istituite, le modalità di gestione e le
numerose attività illegali che vengono svolte all’interno dei loro confini. Inoltre, nelle aree protette,
spesso, anche le attività lecite non sono adeguatamente regolamentate, limitando ulteriormente il
perseguimento degli obiettivi istitutivi e la tutela della biodiversità marina. Testare le ipotesi
sull’efficacia di protezione delle AMP è, quindi, di fondamentale importanza per capire quali tipi di
impatti sono maggiormente presenti e per poter fornire agli Enti gestori informazioni utili per
migliorare l’amministrazione delle AMP. In particolare, l’AMP dell’arcipelago delle Isole Tremiti,
istituita da oltre venti anni, è un’area protetta che presenta molte criticità, come dimostrato in
precedenti campagne di monitoraggio condotte dal Consorzio Nazionale Interuniversitario per le
Scienze del Mare (CoNISMa). In questo contesto, la presente tesi è stata sviluppata con lo scopo di
quantificare l’effetto della regolamentazione di diverse attività umane sui popolamenti del subtidale,
della frangia e delle praterie di Posidonia oceanica nell’AMP delle Isole Tremiti a diverse scale
spaziali per un periodo di circa dieci anni. Questo lavoro, inoltre, rientra in un progetto finanziato
dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare al CoNISMa volto ad
impostare un’attività di monitoraggio sperimentale e di mitigazione in questa AMP. I
campionamenti sono stati condotti tra Giugno e Settembre 2010 e i dati raccolti sono stati integrati a
quelli ottenuti nei precedenti monitoraggi svolti nelle Isole Tremiti. I risultati hanno mostrato che:
1) ci sono differenze significative consistenti nel tempo tra il subtidale dell’isola di Pianosa e quello
delle altre isole dell’arcipelago; 2) i popolamenti nella frangia di Pianosa, di San Domino e di
Caprara non presentano differenze significative; 3) c’è un’elevata variabilità a scala di sito nelle
praterie di Posidonia oceanica, ma non si osserva una differenza tra località protette ed impattate.
La differenza riscontrata nel subtidale tra zona a protezione integrale (Pianosa) e le altre isole
dell’arcipelago (controlli) non è però attribuibile ad un effetto della protezione. Infatti, il subtidale
di Pianosa è caratterizzato da un barren molto esteso con elevate percentuali di spugne rosse
incrostanti, di alghe rodoficee incrostanti e di ricci di mare, mentre nelle isole di San Domino e di
Caprara c’è una maggiore diversità data da alghe corallinacee articolate, alghe erette, idrozoi,
ascidiacei e numerose spugne. Diversi fattori possono aver agito nel determinare questo risultato,
ma molto probabilmente la cospicua attività di pesca illegale che viene praticata a Pianosa
combinata all’attività di grazing degli erbivori, non controllati dai predatori, limita il recupero dei
popolamenti. Al contrario, l’assenza di differenze nei popolamenti della frangia delle tre isole
campionate fa ipotizzare la mancanza di impatti diretti (principalmente il calpestio) su questo
habitat. Per quanto riguarda la Posidonia oceanica i risultati suggeriscono che si stia verificando un
ancoraggio indiscriminato su tutte le praterie delle Isole Tremiti e che molto probabilmente si tratta
di praterie in forte regressione, come indicano anche le ricerche condotte dall’Università di Bari.
C’è bisogno, tuttavia, di ulteriori studi che aiutino a comprendere meglio la variabilità nella riposta
dei popolamenti in relazione alle diverse condizioni ambientali e al diverso sforzo di gestione. In
conclusione, dai risultati ottenuti, emerge chiaramente come anche nell’AMP delle Isole Tremiti, ci
sia una scarsa efficacia di protezione, così come è stato rilevato per la maggior parte delle AMP
italiane. Per risolvere le costanti conflittualità che perdurano nelle Isole Tremiti e che non
permettono il raggiungimento degli obiettivi istitutivi dell’AMP, è assolutamente necessario, oltre
che far rispettare la regolamentazione vigente incrementando il numero di guardacoste sull’isola
durante tutto l’anno, procedere, eventualmente, ad una rizonizzazione dell’AMP e sviluppare un
piano di gestione in accordo con la popolazione locale adeguatamente sensibilizzata. Solo in questo
modo sarà possibile ridurre le numerose attività illegali all’interno dell’AMP, e, allo stesso tempo,
rendere gli stessi cittadini una componente imprescindibile della conservazione di questo
arcipelago.
Abstract
La gestione di sorgenti multiple di disturbo in AMP: il caso delle Isole Tremiti
Il seguente lavoro di tesi valuta l’efficacia di protezione di un’area marina protetta (AMP) sui
popolamenti di differenti habitat compresi in zone a diverso regime di tutela. Questo tema è molto
sentito sia dal punto di vista scientifico, poiché le AMP rappresentano uno esperimento di
esclusione delle attività antropiche ad ampia scala, sia dal punto di vista socio-economico per
l’interesse che sono in grado di generare nelle comunità locali. Tuttavia, ad oggi, gli studi che
abbiano dimostrato l’efficacia di protezione delle AMP sono pochi e sono per lo più diretti sulle
specie di maggior interesse commerciale. In generale, c’è un’evidente mancanza di protezione in
molte AMP del Mediterraneo e di aree extra-mediterranee che può essere attribuita a diversi fattori,
tra cui le caratteristiche fisiche dei siti dove sono state istituite, le modalità di gestione e le
numerose attività illegali che vengono svolte all’interno dei loro confini. Inoltre, nelle aree protette,
spesso, anche le attività lecite non sono adeguatamente regolamentate, limitando ulteriormente il
perseguimento degli obiettivi istitutivi e la tutela della biodiversità marina. Testare le ipotesi
sull’efficacia di protezione delle AMP è, quindi, di fondamentale importanza per capire quali tipi di
impatti sono maggiormente presenti e per poter fornire agli Enti gestori informazioni utili per
migliorare l’amministrazione delle AMP. In particolare, l’AMP dell’arcipelago delle Isole Tremiti,
istituita da oltre venti anni, è un’area protetta che presenta molte criticità, come dimostrato in
precedenti campagne di monitoraggio condotte dal Consorzio Nazionale Interuniversitario per le
Scienze del Mare (CoNISMa). In questo contesto, la presente tesi è stata sviluppata con lo scopo di
quantificare l’effetto della regolamentazione di diverse attività umane sui popolamenti del subtidale,
della frangia e delle praterie di Posidonia oceanica nell’AMP delle Isole Tremiti a diverse scale
spaziali per un periodo di circa dieci anni. Questo lavoro, inoltre, rientra in un progetto finanziato
dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare al CoNISMa volto ad
impostare un’attività di monitoraggio sperimentale e di mitigazione in questa AMP. I
campionamenti sono stati condotti tra Giugno e Settembre 2010 e i dati raccolti sono stati integrati a
quelli ottenuti nei precedenti monitoraggi svolti nelle Isole Tremiti. I risultati hanno mostrato che:
1) ci sono differenze significative consistenti nel tempo tra il subtidale dell’isola di Pianosa e quello
delle altre isole dell’arcipelago; 2) i popolamenti nella frangia di Pianosa, di San Domino e di
Caprara non presentano differenze significative; 3) c’è un’elevata variabilità a scala di sito nelle
praterie di Posidonia oceanica, ma non si osserva una differenza tra località protette ed impattate.
La differenza riscontrata nel subtidale tra zona a protezione integrale (Pianosa) e le altre isole
dell’arcipelago (controlli) non è però attribuibile ad un effetto della protezione. Infatti, il subtidale
di Pianosa è caratterizzato da un barren molto esteso con elevate percentuali di spugne rosse
incrostanti, di alghe rodoficee incrostanti e di ricci di mare, mentre nelle isole di San Domino e di
Caprara c’è una maggiore diversità data da alghe corallinacee articolate, alghe erette, idrozoi,
ascidiacei e numerose spugne. Diversi fattori possono aver agito nel determinare questo risultato,
ma molto probabilmente la cospicua attività di pesca illegale che viene praticata a Pianosa
combinata all’attività di grazing degli erbivori, non controllati dai predatori, limita il recupero dei
popolamenti. Al contrario, l’assenza di differenze nei popolamenti della frangia delle tre isole
campionate fa ipotizzare la mancanza di impatti diretti (principalmente il calpestio) su questo
habitat. Per quanto riguarda la Posidonia oceanica i risultati suggeriscono che si stia verificando un
ancoraggio indiscriminato su tutte le praterie delle Isole Tremiti e che molto probabilmente si tratta
di praterie in forte regressione, come indicano anche le ricerche condotte dall’Università di Bari.
C’è bisogno, tuttavia, di ulteriori studi che aiutino a comprendere meglio la variabilità nella riposta
dei popolamenti in relazione alle diverse condizioni ambientali e al diverso sforzo di gestione. In
conclusione, dai risultati ottenuti, emerge chiaramente come anche nell’AMP delle Isole Tremiti, ci
sia una scarsa efficacia di protezione, così come è stato rilevato per la maggior parte delle AMP
italiane. Per risolvere le costanti conflittualità che perdurano nelle Isole Tremiti e che non
permettono il raggiungimento degli obiettivi istitutivi dell’AMP, è assolutamente necessario, oltre
che far rispettare la regolamentazione vigente incrementando il numero di guardacoste sull’isola
durante tutto l’anno, procedere, eventualmente, ad una rizonizzazione dell’AMP e sviluppare un
piano di gestione in accordo con la popolazione locale adeguatamente sensibilizzata. Solo in questo
modo sarà possibile ridurre le numerose attività illegali all’interno dell’AMP, e, allo stesso tempo,
rendere gli stessi cittadini una componente imprescindibile della conservazione di questo
arcipelago.
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(Laurea magistrale)
Autore della tesi
Gianni, Fabrizio
Relatore della tesi
Correlatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
AMP, Isole Tremiti, habitat, comunità, impatti multipli
Data di discussione della Tesi
17 Dicembre 2010
URI
Altri metadati
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(?? magistrale ??)
Autore della tesi
Gianni, Fabrizio
Relatore della tesi
Correlatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
AMP, Isole Tremiti, habitat, comunità, impatti multipli
Data di discussione della Tesi
17 Dicembre 2010
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