Migani, Francesca
(2013)
Caratterizzazione geochimica dei sedimenti di alcuni siti di alimentazione e di riproduzione del Fenicottero (Phoenicopterus roseus) nel Mediterraneo.
[Laurea magistrale], Università di Bologna, Corso di Studio in
Scienze per l'ambiente [LM-DM270] - Ravenna
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Abstract
Il presente lavoro è stato avviato per caratterizzare dal punto di vista geochimico i siti
di alimentazione e di riproduzione del Fenicottero ed ottenere così un dataset relativo
alle concentrazioni di metalli nei sedimenti di alcune zone umide, utilizzate da questa
specie per alimentarsi e riprodursi e scarsamente studiate in passato.
Il lavoro di tesi qui presentato si è articolato in due differenti studi:
• Un’indagine dettagliata sulla presenza e distribuzione di metalli ed elementi
potenzialmente tossici nei sedimenti provenenti da alcune delle principali aree
di alimentazione del Fenicottero nell’Alto Adriatico;
• Un’indagine preliminare relativa ai metalli contenuti nei sedimenti provenienti
da alcuni siti riproduttivi del Fenicottero nel Mediterraneo occidentale.
Per quanto riguarda i siti di alimentazione sono state campionate tre zone umide
dell’area deltizia del fiume Po: le Valli di Rosolina, Valle Bertuzzi e le Valli di
Comacchio. Riguardo i siti riproduttivi sono state campionate cinque aree umide nel
Mediterraneo occidentale: le Paludi dell’Odiel nel sud-ovest della Spagna, la Camargue
in Francia, lo Stagno di Cagliari in Sardegna, le Valli di Comacchio in Emilia-Romagna
e Valle Dogà in Laguna di Venezia.
I 57 campioni raccolti sono stati analizzati mediante analisi XRF ed analisi termiche,
presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, dell’Università
di Bologna, e mediante analisi ICP-MS, presso l’AcmeLabs di Vancouver (Canada).
Il complesso deltizio del fiume Po ha registrato concentrazioni anomale di Cd, Pb, Sb e
Sn mostrando un generale arricchimento nei sedimenti delle aree umide investigate
rispetto al valore di riferimento. Analizzando le correlazioni di questo elemento con le
frazioni dei sedimenti, si è evidenziata una buona correlazione con la componente
organica del sedimento. Ciò potrebbe indicare la presenza di fenomeni di
adsorbimento di questo elemento ad opera della matrice organica. L’area di studio non
è apparentemente interessata da importanti attività industriali, che potrebbero in
parte spiegare le elevate concentrazioni di Cd, Pb, Sb e Sn. Due potenziali sorgenti
antropogeniche di contaminazione sono rappresentate da un’estensiva attività agricola
nelle zone limitrofe alle valli considerate e da un elevata pressione venatoria
esercitata proprio all’interno di queste zone umide. In particolare, quest’ultima attività
umana, potrebbe rappresentare una spiegazione più che plausibile per l’elevata
presenza di Pb, messa in evidenza dallo studio, dato che fino ad pochissimi anni
venivano utilizzate munizioni al Pb con conseguente rilascio in ambiente di ingenti
quantitativi di questo metallo.
Il Cu e lo Zn si distribuiscono invece in modo relativamente omogeneo nelle tre zone
umide investigate, con un debole arricchimento di questi due elementi nei sedimenti
delle Valli di Rosolina. Per quanto riguarda l’As, la sua distribuzione nell’area di studio,
confrontata con i valori di background, non sembra sollevare particolare
preoccupazione, cosi come la presenza di Hg in tutti e tre i siti investigati.
Le Valli di Comacchio e Valle Bertuzzi sono inoltre caratterizzate da concentrazioni
elevate di Cr e Ni, dati che confermano il naturale arricchimento di questi due
elementi nell’area di studio evidenziato da un ampia letteratura e riconducibile ad
apporti litologici provenienti dai depositi ofiolitici delle Alpi occidentali trasportati dal
fiume Po verso l’Adriatico. Tuttavia, in alcuni campioni la concentrazione di Cr è molto
superiore a quella caratteristica delle ofioliti di origine alpina, soprattutto per Valle
Bertuzzi. Per spiegare queste anomalie sono necessarie indagini più approfondite sulla
presenza e distribuzione di Cr nell’area di Comacchio e Bertuzzi.
Riguardo ai 5 siti riproduttivi del Fenicottero, la colonia di Odiel (Spagna) si distingue
per essere il sito maggiormente contaminato tra quelli investigati. Si sono infatti
riscontrate elevate concentrazioni di As, Cu, Hg, Pb, Sb, Sn e Zn, se confrontate con
quelle degli altri siti campionati. Questo risultato non sorprende. Il sito è infatti
riconosciuto in letteratura come uno dei sistemi estuarini più inquinati dell’Europa
occidentale, in quanto interessato dall’attività mineraria della IPB (Iberian Pyrite
Belt), uno dei più importanti siti minerari mondiali, e dall’attività del polo industriale di
Huelva.
La colonia francese della Camargue si distingue invece per essere il sito meno
impattato dall’attività antropica, non mostrando concentrazioni anomale per nessuno
degli elementi in traccia analizzati.
I sito riproduttivo situato nei pressi di Cagliari, in Sardegna, ha riportato elevate
concentrazioni di Cd, Hg e Pb. La contaminazione di questo sito a seguito di ingenti
scarichi di rifiuti industriali contenenti Hg e Pb a partire dagli anni ’60 è ben
documentata in letteratura. Sebbene negli anni ’90 siano stati realizzati progetti di
bonifica del sito, le concentrazioni ottenute nel presente studio sono ancora elevate
suggerendo la possibilità che il processo di rimozione di Hg e Pb messo in atto in
passato possa aver avuto scarsa efficacia.
La colonia riproduttiva di Comacchio ha registrato concentrazioni elevate di Cr, Ni e
Pb. Come già detto riguardo ai siti di alimentazione l’abbondanza di Cr e Ni nell’area è
da ricondurre a fattori naturali, mentre le elevate concentrazioni di Pb non trovano
riscontri in precedenti studi. La presenza di alcuni campioni con concentrazioni
anomale di Cr e il generale arricchimento di Pb nel sito suggeriscono la necessità di
studi più approfonditi e specifici sulla presenza di questi elementi nell’area di
Comacchio.
Infine, la colonia situata in Laguna di Venezia si caratterizza per avere concentrazioni
relativamente elevate di Cd e Hg riconducibili all’attività del polo industriale di Porto
Marghera, come già evidenziato da numerosi studi. Tuttavia, i dati del presente studio
non confermano le concentrazioni anomale di Zn messe in evidenza da molti studi
effettuati nell’intera laguna veneta. Ciò può trovare una spiegazione nel fatto che il
sito indagato in questo studio corrisponde ad un piccola porzione dell’intera laguna,
molto raramente investigato negli studi passati.
Mediante il presente studio è stato quindi possibile implementare le scarse conoscenze
geochimiche relative ai sedimenti di alcune zone umide frequentate dai fenicotteri
nell’Alto Adriatico e, al contempo, mettere in luce alcune importanti criticità, in
particolar modo riguardo Cd, Cr, Pb, Sb e Sn, la cui presenza e distribuzione nell’area
dovrebbero essere ulteriormente investigate da studi futuri.
Abstract
Il presente lavoro è stato avviato per caratterizzare dal punto di vista geochimico i siti
di alimentazione e di riproduzione del Fenicottero ed ottenere così un dataset relativo
alle concentrazioni di metalli nei sedimenti di alcune zone umide, utilizzate da questa
specie per alimentarsi e riprodursi e scarsamente studiate in passato.
Il lavoro di tesi qui presentato si è articolato in due differenti studi:
• Un’indagine dettagliata sulla presenza e distribuzione di metalli ed elementi
potenzialmente tossici nei sedimenti provenenti da alcune delle principali aree
di alimentazione del Fenicottero nell’Alto Adriatico;
• Un’indagine preliminare relativa ai metalli contenuti nei sedimenti provenienti
da alcuni siti riproduttivi del Fenicottero nel Mediterraneo occidentale.
Per quanto riguarda i siti di alimentazione sono state campionate tre zone umide
dell’area deltizia del fiume Po: le Valli di Rosolina, Valle Bertuzzi e le Valli di
Comacchio. Riguardo i siti riproduttivi sono state campionate cinque aree umide nel
Mediterraneo occidentale: le Paludi dell’Odiel nel sud-ovest della Spagna, la Camargue
in Francia, lo Stagno di Cagliari in Sardegna, le Valli di Comacchio in Emilia-Romagna
e Valle Dogà in Laguna di Venezia.
I 57 campioni raccolti sono stati analizzati mediante analisi XRF ed analisi termiche,
presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, dell’Università
di Bologna, e mediante analisi ICP-MS, presso l’AcmeLabs di Vancouver (Canada).
Il complesso deltizio del fiume Po ha registrato concentrazioni anomale di Cd, Pb, Sb e
Sn mostrando un generale arricchimento nei sedimenti delle aree umide investigate
rispetto al valore di riferimento. Analizzando le correlazioni di questo elemento con le
frazioni dei sedimenti, si è evidenziata una buona correlazione con la componente
organica del sedimento. Ciò potrebbe indicare la presenza di fenomeni di
adsorbimento di questo elemento ad opera della matrice organica. L’area di studio non
è apparentemente interessata da importanti attività industriali, che potrebbero in
parte spiegare le elevate concentrazioni di Cd, Pb, Sb e Sn. Due potenziali sorgenti
antropogeniche di contaminazione sono rappresentate da un’estensiva attività agricola
nelle zone limitrofe alle valli considerate e da un elevata pressione venatoria
esercitata proprio all’interno di queste zone umide. In particolare, quest’ultima attività
umana, potrebbe rappresentare una spiegazione più che plausibile per l’elevata
presenza di Pb, messa in evidenza dallo studio, dato che fino ad pochissimi anni
venivano utilizzate munizioni al Pb con conseguente rilascio in ambiente di ingenti
quantitativi di questo metallo.
Il Cu e lo Zn si distribuiscono invece in modo relativamente omogeneo nelle tre zone
umide investigate, con un debole arricchimento di questi due elementi nei sedimenti
delle Valli di Rosolina. Per quanto riguarda l’As, la sua distribuzione nell’area di studio,
confrontata con i valori di background, non sembra sollevare particolare
preoccupazione, cosi come la presenza di Hg in tutti e tre i siti investigati.
Le Valli di Comacchio e Valle Bertuzzi sono inoltre caratterizzate da concentrazioni
elevate di Cr e Ni, dati che confermano il naturale arricchimento di questi due
elementi nell’area di studio evidenziato da un ampia letteratura e riconducibile ad
apporti litologici provenienti dai depositi ofiolitici delle Alpi occidentali trasportati dal
fiume Po verso l’Adriatico. Tuttavia, in alcuni campioni la concentrazione di Cr è molto
superiore a quella caratteristica delle ofioliti di origine alpina, soprattutto per Valle
Bertuzzi. Per spiegare queste anomalie sono necessarie indagini più approfondite sulla
presenza e distribuzione di Cr nell’area di Comacchio e Bertuzzi.
Riguardo ai 5 siti riproduttivi del Fenicottero, la colonia di Odiel (Spagna) si distingue
per essere il sito maggiormente contaminato tra quelli investigati. Si sono infatti
riscontrate elevate concentrazioni di As, Cu, Hg, Pb, Sb, Sn e Zn, se confrontate con
quelle degli altri siti campionati. Questo risultato non sorprende. Il sito è infatti
riconosciuto in letteratura come uno dei sistemi estuarini più inquinati dell’Europa
occidentale, in quanto interessato dall’attività mineraria della IPB (Iberian Pyrite
Belt), uno dei più importanti siti minerari mondiali, e dall’attività del polo industriale di
Huelva.
La colonia francese della Camargue si distingue invece per essere il sito meno
impattato dall’attività antropica, non mostrando concentrazioni anomale per nessuno
degli elementi in traccia analizzati.
I sito riproduttivo situato nei pressi di Cagliari, in Sardegna, ha riportato elevate
concentrazioni di Cd, Hg e Pb. La contaminazione di questo sito a seguito di ingenti
scarichi di rifiuti industriali contenenti Hg e Pb a partire dagli anni ’60 è ben
documentata in letteratura. Sebbene negli anni ’90 siano stati realizzati progetti di
bonifica del sito, le concentrazioni ottenute nel presente studio sono ancora elevate
suggerendo la possibilità che il processo di rimozione di Hg e Pb messo in atto in
passato possa aver avuto scarsa efficacia.
La colonia riproduttiva di Comacchio ha registrato concentrazioni elevate di Cr, Ni e
Pb. Come già detto riguardo ai siti di alimentazione l’abbondanza di Cr e Ni nell’area è
da ricondurre a fattori naturali, mentre le elevate concentrazioni di Pb non trovano
riscontri in precedenti studi. La presenza di alcuni campioni con concentrazioni
anomale di Cr e il generale arricchimento di Pb nel sito suggeriscono la necessità di
studi più approfonditi e specifici sulla presenza di questi elementi nell’area di
Comacchio.
Infine, la colonia situata in Laguna di Venezia si caratterizza per avere concentrazioni
relativamente elevate di Cd e Hg riconducibili all’attività del polo industriale di Porto
Marghera, come già evidenziato da numerosi studi. Tuttavia, i dati del presente studio
non confermano le concentrazioni anomale di Zn messe in evidenza da molti studi
effettuati nell’intera laguna veneta. Ciò può trovare una spiegazione nel fatto che il
sito indagato in questo studio corrisponde ad un piccola porzione dell’intera laguna,
molto raramente investigato negli studi passati.
Mediante il presente studio è stato quindi possibile implementare le scarse conoscenze
geochimiche relative ai sedimenti di alcune zone umide frequentate dai fenicotteri
nell’Alto Adriatico e, al contempo, mettere in luce alcune importanti criticità, in
particolar modo riguardo Cd, Cr, Pb, Sb e Sn, la cui presenza e distribuzione nell’area
dovrebbero essere ulteriormente investigate da studi futuri.
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(Laurea magistrale)
Autore della tesi
Migani, Francesca
Relatore della tesi
Correlatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Indirizzo
Curriculum A: Gestione ambientale
Ordinamento Cds
DM270
Data di discussione della Tesi
27 Marzo 2013
URI
Altri metadati
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(Tesi di laurea magistrale)
Autore della tesi
Migani, Francesca
Relatore della tesi
Correlatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Indirizzo
Curriculum A: Gestione ambientale
Ordinamento Cds
DM270
Data di discussione della Tesi
27 Marzo 2013
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