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Abstract
Questo elaborato esplora l’esposizione al trauma vicario e ad altri rischi psicologici per gli interpreti e mediatori linguistico -interculturali che operano in ambito umanitario. Dopo una panoramica sul contesto migratorio italiano e sul ruolo cruciale del mediatore, la ricerca empirica, condotta mediante questionario,
si concentra sulle cause di tale esposizione, esaminandone in particolare la condivisione di background socioculturale, lingua madre ed esperienze traumatiche o di vita simili agli individui assistiti e il loro benessere psicologico. Contrariamente a quanto ipotizzato, i risultati rivelano che la condivisione di un
background socioculturale simile e della lingua madre non costituisce un fattore di rischio, ma rappresenta invece una risorsa cruciale per favorire un’empatia autentica. La condivisione di esperienze traumatiche simili emerge invece come fattore di vulnerabilità significativo. In conclusione, la ricerca sottolinea il paradosso di una professione di vitale importanza ma non adeguatamente tutelata, caratterizzata da un'endemica carenza di supporto strutturato e riconoscimento istituzionale. Si auspica, pertanto, l’adozione di politiche di prevenzione, come programmi di formazione specialistica e protocolli di protezione psicologica, per garantire sia il benessere degli operatori sia la qualità dei servizi di accoglienza.
Abstract
Questo elaborato esplora l’esposizione al trauma vicario e ad altri rischi psicologici per gli interpreti e mediatori linguistico -interculturali che operano in ambito umanitario. Dopo una panoramica sul contesto migratorio italiano e sul ruolo cruciale del mediatore, la ricerca empirica, condotta mediante questionario,
si concentra sulle cause di tale esposizione, esaminandone in particolare la condivisione di background socioculturale, lingua madre ed esperienze traumatiche o di vita simili agli individui assistiti e il loro benessere psicologico. Contrariamente a quanto ipotizzato, i risultati rivelano che la condivisione di un
background socioculturale simile e della lingua madre non costituisce un fattore di rischio, ma rappresenta invece una risorsa cruciale per favorire un’empatia autentica. La condivisione di esperienze traumatiche simili emerge invece come fattore di vulnerabilità significativo. In conclusione, la ricerca sottolinea il paradosso di una professione di vitale importanza ma non adeguatamente tutelata, caratterizzata da un'endemica carenza di supporto strutturato e riconoscimento istituzionale. Si auspica, pertanto, l’adozione di politiche di prevenzione, come programmi di formazione specialistica e protocolli di protezione psicologica, per garantire sia il benessere degli operatori sia la qualità dei servizi di accoglienza.
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(Laurea)
Autore della tesi
Petrini, Melissa
Relatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
Trauma vicario,Ambito umanitario,Rischi psicologici,Crescita post-traumatica,Benessere psicologico
Data di discussione della Tesi
10 Ottobre 2025
URI
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Tipologia del documento
Tesi di laurea
(NON SPECIFICATO)
Autore della tesi
Petrini, Melissa
Relatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
Trauma vicario,Ambito umanitario,Rischi psicologici,Crescita post-traumatica,Benessere psicologico
Data di discussione della Tesi
10 Ottobre 2025
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