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Abstract
Il presente elaborato si propone di analizzare il fenomeno della violenza sessuale sistematica perpetrata all’interno dei centri clandestini di detenzione durante l’ultima dittatura civico-militare argentina (1976-1983), partendo da una ricostruzione del contesto storico che portò al consolidamento del “Proceso de Reorganización Nacional”. Particolare enfasi è posta sulla duplice repressione riservata alle donne militanti, in quanto oppositrici politiche e trasgressive dei ruoli di genere tradizionali della società. Il lavoro si sofferma sul significato storico e giuridico dello stupro e della violenza sessuale perpetrati in contesti bellici e dittatoriali. Viene proposta una riflessione su come questa forma di violenza sia stata a lungo ignorata e minimizzata, anche nel periodo post-dittatoriale. Per questo motivo, il cuore dell’elaborato è l’analisi del libro Putas y guerrilleras delle giornaliste d’inchiesta Miriam Lewin e Olga Wornat, in particolare del capitolo 8, che raccoglie numerose testimonianze di donne detenute e torturate nei centri clandestini. Attraverso la proposta di traduzione verso l’italiano di quest’ultimo, il testo valorizza l’importanza della testimonianza e della costruzione della memoria. La tesi adotta un approccio multidisciplinare che unisce studi di genere, traduzione, storia e diritto, con l’obiettivo di restituire voce a chi è stato imposto il silenzio e di interrogare la coscienza collettiva su eventi storici di estrema importanza.
Abstract
Il presente elaborato si propone di analizzare il fenomeno della violenza sessuale sistematica perpetrata all’interno dei centri clandestini di detenzione durante l’ultima dittatura civico-militare argentina (1976-1983), partendo da una ricostruzione del contesto storico che portò al consolidamento del “Proceso de Reorganización Nacional”. Particolare enfasi è posta sulla duplice repressione riservata alle donne militanti, in quanto oppositrici politiche e trasgressive dei ruoli di genere tradizionali della società. Il lavoro si sofferma sul significato storico e giuridico dello stupro e della violenza sessuale perpetrati in contesti bellici e dittatoriali. Viene proposta una riflessione su come questa forma di violenza sia stata a lungo ignorata e minimizzata, anche nel periodo post-dittatoriale. Per questo motivo, il cuore dell’elaborato è l’analisi del libro Putas y guerrilleras delle giornaliste d’inchiesta Miriam Lewin e Olga Wornat, in particolare del capitolo 8, che raccoglie numerose testimonianze di donne detenute e torturate nei centri clandestini. Attraverso la proposta di traduzione verso l’italiano di quest’ultimo, il testo valorizza l’importanza della testimonianza e della costruzione della memoria. La tesi adotta un approccio multidisciplinare che unisce studi di genere, traduzione, storia e diritto, con l’obiettivo di restituire voce a chi è stato imposto il silenzio e di interrogare la coscienza collettiva su eventi storici di estrema importanza.
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(Laurea)
Autore della tesi
Napoli, Antonio
Relatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
violenza sessuale,dittatura,Argentina,desaparecidos,putas y guerrilleras,Córdoba,memoria,donne
Data di discussione della Tesi
18 Luglio 2025
URI
Altri metadati
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(NON SPECIFICATO)
Autore della tesi
Napoli, Antonio
Relatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
violenza sessuale,dittatura,Argentina,desaparecidos,putas y guerrilleras,Córdoba,memoria,donne
Data di discussione della Tesi
18 Luglio 2025
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