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Abstract
La presente tesi si focalizza sull'analisi della rappresentazione mediatica della violenza di genere in Italia, prendendo in esame specificamente la copertura giornalistica del femminicidio di Giulia Cecchettin. Lo studio è stato condotto sulla base della ricerca del progetto Step, che ha analizzato gli stereotipi e i pregiudizi nella stampa e in ambito giudiziario della rappresentazione di genere nei casi di violenza, individuando numerose tendenze errate nel racconto delle violenze contro le donne. Attraverso l'analisi qualitativa di articoli selezionati da alcuni giornali italiani sul caso Cecchettin, la tesi identifica e discute cinque principali bias giornalistici che influenzano e, soprattutto, distorcono la percezione pubblica del fenomeno del femminicidio: associare la violenza alla gelosia, oscurare l’autore della violenza, mostrare empatia nei confronti del carnefice, disumanizzare l’autore della violenza, usare espressioni che evocano fatalità. Grazie agli esempi di stereotipizzazione estratti dagli articoli di cronaca e alla proposta di soluzioni alternative più rispettose, la tesi evidenzia come la narrazione mediatica influisca significativamente sulla comprensione pubblica della violenza di genere, sottolineando la necessità di un approccio mediatico più consapevole e responsabile che non includa stereotipi dannosi o minimizzi la gravità di tali atti di violenza. La ricerca sottolinea l'importanza di una rappresentazione realistica e rispettosa, che ponga al centro la dignità delle vittime e la responsabilità degli aggressori, contribuendo a una maggiore consapevolezza sociale e a un cambiamento culturale necessario per affrontare efficacemente il problema della violenza di genere.
Abstract
La presente tesi si focalizza sull'analisi della rappresentazione mediatica della violenza di genere in Italia, prendendo in esame specificamente la copertura giornalistica del femminicidio di Giulia Cecchettin. Lo studio è stato condotto sulla base della ricerca del progetto Step, che ha analizzato gli stereotipi e i pregiudizi nella stampa e in ambito giudiziario della rappresentazione di genere nei casi di violenza, individuando numerose tendenze errate nel racconto delle violenze contro le donne. Attraverso l'analisi qualitativa di articoli selezionati da alcuni giornali italiani sul caso Cecchettin, la tesi identifica e discute cinque principali bias giornalistici che influenzano e, soprattutto, distorcono la percezione pubblica del fenomeno del femminicidio: associare la violenza alla gelosia, oscurare l’autore della violenza, mostrare empatia nei confronti del carnefice, disumanizzare l’autore della violenza, usare espressioni che evocano fatalità. Grazie agli esempi di stereotipizzazione estratti dagli articoli di cronaca e alla proposta di soluzioni alternative più rispettose, la tesi evidenzia come la narrazione mediatica influisca significativamente sulla comprensione pubblica della violenza di genere, sottolineando la necessità di un approccio mediatico più consapevole e responsabile che non includa stereotipi dannosi o minimizzi la gravità di tali atti di violenza. La ricerca sottolinea l'importanza di una rappresentazione realistica e rispettosa, che ponga al centro la dignità delle vittime e la responsabilità degli aggressori, contribuendo a una maggiore consapevolezza sociale e a un cambiamento culturale necessario per affrontare efficacemente il problema della violenza di genere.
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(Laurea)
Autore della tesi
De Francesco, Giulia
Relatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
violenza di genere,media,femminicidio,stampa,rappresentazione di genere,stereotipi
Data di discussione della Tesi
15 Luglio 2024
URI
Altri metadati
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(NON SPECIFICATO)
Autore della tesi
De Francesco, Giulia
Relatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
violenza di genere,media,femminicidio,stampa,rappresentazione di genere,stereotipi
Data di discussione della Tesi
15 Luglio 2024
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