L’internamento dei giapponesi americani negli Stati Uniti d’America durante la Seconda guerra mondiale.

In seguito all'attacco di Pearl Harbor del 1941, il governo americano istituì campi di ricollocamento ed internamento per i cittadini e residenti di origini giapponesi che vivevano lungo la costa ovest del Paese. A partire dal 1942 più di 110.000 giapponesi americani vennero rimossi dalle proprie abitazioni per essere trasferiti in questi campi. Il primo obiettivo di questo elaborato è comprendere le ragioni che hanno portato all'istituzione dei campi d'internamento. La loro creazione fu dettata esclusivamente da ragioni di sicurezza nazionale oppure giocarono un ruolo anche i pregiudizi razziali? Per rispondere a questo quesito verranno analizzate fonti storiche e documenti dell'epoca, come il Final Report del generale DeWitt e il rapporto di Curtis B. Munson. Successivamente, saranno descritte le condizioni di vita e l'organizzazione dei campi, nonché le conseguenze immediatamente successive alla chiusura, per comprendere l'entità dei danni subiti dalla comunità giapponese in seguito all'internamento. Infine, si andranno ad analizzare gli eventi che, tre decenni più tardi, portarono la comunità giapponese americana a richiedere giustizia e la risposta del Congresso e del governo americano che, grazie al lavoro della Commission On Wartime Relocation and Internment of Civilians, riconoscerà l'ingiustizia subita dagli internati e le loro famiglie.