Documento PDF (Thesis)
Full-text accessibile solo agli utenti istituzionali dell'Ateneo Disponibile con Licenza: Salvo eventuali più ampie autorizzazioni dell'autore, la tesi può essere liberamente consultata e può essere effettuato il salvataggio e la stampa di una copia per fini strettamente personali di studio, di ricerca e di insegnamento, con espresso divieto di qualunque utilizzo direttamente o indirettamente commerciale. Ogni altro diritto sul materiale è riservato Download (1MB) | Contatta l'autore |
|
Documento PDF (Supplementary file)
Full-text accessibile solo agli utenti istituzionali dell'Ateneo Disponibile con Licenza: Salvo eventuali più ampie autorizzazioni dell'autore, la tesi può essere liberamente consultata e può essere effettuato il salvataggio e la stampa di una copia per fini strettamente personali di studio, di ricerca e di insegnamento, con espresso divieto di qualunque utilizzo direttamente o indirettamente commerciale. Ogni altro diritto sul materiale è riservato Download (3MB) | Contatta l'autore |
Abstract
La città di Galeata, luogo di transito di popoli sin dall’eneolitico, nasconde ancora oggi quelle che sono le tracce degli insediamenti di questo vissuto. In particolare emergono due siti archeologici eminenti, la città romana di Mevaniola e l’area del palazzo di Teodorico. Il progetto affonda le sue radici nella lettura di questi segni, giunte fino a noi in seguito alle varie modifiche dell’azione del tempo e dell’uomo, e di come si possa stabilire con esse una continuità, proteggendole e musealizzandole. Nell’area della città di Mevaniola è emersa, a seguito dello studio dell’evulozione dei campi, la traccia di quella che doveva essere la centuriazione della città, rievocata tramite il progetto da una riorganizzazione dell’assetto agricolo in conformità con essa. Qui emergono i resti di un piccolo teatro, la cui volumetria viene riproposta tramite una struttura lignea a partire dalle proporzioni vitruviane degli spazi teatrali. Nel sito del palazzo di Teodorico, un parco pubblico collega tutti i ritrovamenti dell’area. In particolare il progetto si concentra sulla rievocazione della volumetria e della spazialità del padiglione termale del palazzo, in una situazione in cui il nuovo e l’antico non si toccano e dove l’immagine dell’edificio diventa il risultato della relazione tra il reperto archeologico e il paesaggio circostante.