Mancini, Michela
(2017)
Architettura Lo-Fi, riqualificazione di aree industriali dismesse
il caso "Fabbrichina" a Colle Di Val D'Elsa.
[Laurea magistrale], Università di Bologna, Corso di Studio in
Ingegneria edile - architettura [LM-DM270], Documento full-text non disponibile
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Abstract
L’esistenza di ex aree strutture industriali dismesse sul nostro territorio è un fenomeno noto. Quei vuoti problematici per un paese che deve la sua fama all’aspetto unico delle proprie città sono considerati risorsa dai progettisti, che ne apprezzano lo stimolo creativo, dai promotori pubblici o privati, che ne colgono il potenziale strategico e dai cittadini, per i quali questi scheletri racchiudono una memoria. Tuttavia l’esito dei tentativi di riqualificazione risulta variabile: le dimensioni e le criticità che spesso caratterizzano questi siti comportano difficoltà nell’elaborazione di metodi di approccio univoci ed efficaci e rendono incerte le modalità di intervento, la valutazione di tempi, di costi e soprattutto, le prospettive di successo a lungo termine. Da questa indagine nasce l’idea di riqualificazione basata sulla architettura Lo-Fi che permetta di esplorare le potenzialità degli spazi e la loro relazione con il contesto urbano, liberi dalle restrizioni pratiche imposte dalla progettazione del dettaglio. L’architettura a bassa definizione sposta l’attenzione sulle fasi intermedie del processo, sul possibile cambio di necessità o risorse nel tempo e, svuotata dal tentativo di controllo (intrinseco nel concetto di progettazione), si concretizza in uno sviluppo tra gli infiniti possibili, riconoscendo ed evidenziando scenari interessanti diversamente inesplorabili.
L’enorme quantità di variabili, inseribili in via ipotetica nel processo, è ridotta dal vincolo di compatibilità con gli strumenti di tipo organizzativo proposti e le molteplici possibilità sono limitate dall’opinione del progettista, regolata da parametri, scelti per rendere comprensibile e quantificabile il ragionamento compiuto.Il modello teorico è accompagnato dal caso di studio “Fabbrichina” di Colle di Val d’Elsa, la cui scelta intenzionale è dovuta alla sua criticità: il duplice abbandono di due esempi di archeologia industriale ed in seguito del cantiere di riqualificazione stesso.
Abstract
L’esistenza di ex aree strutture industriali dismesse sul nostro territorio è un fenomeno noto. Quei vuoti problematici per un paese che deve la sua fama all’aspetto unico delle proprie città sono considerati risorsa dai progettisti, che ne apprezzano lo stimolo creativo, dai promotori pubblici o privati, che ne colgono il potenziale strategico e dai cittadini, per i quali questi scheletri racchiudono una memoria. Tuttavia l’esito dei tentativi di riqualificazione risulta variabile: le dimensioni e le criticità che spesso caratterizzano questi siti comportano difficoltà nell’elaborazione di metodi di approccio univoci ed efficaci e rendono incerte le modalità di intervento, la valutazione di tempi, di costi e soprattutto, le prospettive di successo a lungo termine. Da questa indagine nasce l’idea di riqualificazione basata sulla architettura Lo-Fi che permetta di esplorare le potenzialità degli spazi e la loro relazione con il contesto urbano, liberi dalle restrizioni pratiche imposte dalla progettazione del dettaglio. L’architettura a bassa definizione sposta l’attenzione sulle fasi intermedie del processo, sul possibile cambio di necessità o risorse nel tempo e, svuotata dal tentativo di controllo (intrinseco nel concetto di progettazione), si concretizza in uno sviluppo tra gli infiniti possibili, riconoscendo ed evidenziando scenari interessanti diversamente inesplorabili.
L’enorme quantità di variabili, inseribili in via ipotetica nel processo, è ridotta dal vincolo di compatibilità con gli strumenti di tipo organizzativo proposti e le molteplici possibilità sono limitate dall’opinione del progettista, regolata da parametri, scelti per rendere comprensibile e quantificabile il ragionamento compiuto.Il modello teorico è accompagnato dal caso di studio “Fabbrichina” di Colle di Val d’Elsa, la cui scelta intenzionale è dovuta alla sua criticità: il duplice abbandono di due esempi di archeologia industriale ed in seguito del cantiere di riqualificazione stesso.
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(Laurea magistrale)
Autore della tesi
Mancini, Michela
Relatore della tesi
Correlatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
Architettura,Lo-Fi,Riqualificazione,Aree Industriali Abbandonate
Data di discussione della Tesi
15 Marzo 2017
URI
Altri metadati
Tipologia del documento
Tesi di laurea
(NON SPECIFICATO)
Autore della tesi
Mancini, Michela
Relatore della tesi
Correlatore della tesi
Scuola
Corso di studio
Ordinamento Cds
DM270
Parole chiave
Architettura,Lo-Fi,Riqualificazione,Aree Industriali Abbandonate
Data di discussione della Tesi
15 Marzo 2017
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