Millawage, Tarindu Baggya
 
(2022)
Architettura e agricoltura: un progetto per il paesaggio rurale di Pesaro.
[Laurea magistrale], Università di Bologna, Corso di Studio in 
Architettura [LM-DM270] - Cesena
   
  
  
        
        
	
  
  
  
  
  
  
  
    
  
    
      Documenti full-text disponibili:
      
    
  
  
    
      Abstract
      Dal lento succedersi delle stagioni che ritmavano l’attività dell’uomo, siamo passati ad una vita frenetica fatta di attimi. La stagione dell’attesa non esiste più così come era stata concepita dal ciclo naturale. Lavorare la terra, prepararla alla semina e attendere che dal duro lavoro la terra desse i suoi frutti. L’uomo ha seguito per millenni questo ciclo che gli ha permesso di sopravvivere e adattarsi a condizioni sempre diverse.
Ora con il continuo espandersi della città, processo iniziato con la rivoluzione industriale e le sue relative innovazioni tecnologiche, stiamo pian piano disintegrando quello che noi stessi abbiamo creato, sviluppato secolo dopo secolo. L’equilibrio tra città e campagna nel XX secolo ha cominciato a pendere da una parte diventando sempre più sbilanciato. E pensare che la dicotomia tra città e campagne è proprio quello che ha reso un Paese come l’Italia così peculiare rispetto a molti altri del vecchio continente. Ancora oggi l’eterogeneità del paesaggio italiano con le sue differenze sia morfologiche che linguistiche è ciò che la rende così diversa e allo stesso tempo ammirata da Paesi che nell’ultimo secolo hanno intrapreso strade differenti, soggiogandosi completamente a visioni “futuristiche”. Trasformazioni recenti, nell’affermare nuove e più civili condizioni di vita, hanno portato ad una compromissione di vecchi quadri paesaggistici senza disegnarne altri di pari valore. 
Tuttavia il consueto ritardo del nostro paese nel recepire spesso input esterni in questo caso potrebbe risultare un vantaggio. Siamo sicuri che la strada intrapresa all’estero sia quella più adatta? Non è forse ora di iniziare ad elaborare modelli autonomi basati sulla specificità del luogo anziché seguire ed inseguire soluzioni standard imposte o anche solo influenzate da radici completamente diverse? Siamo sicuri che il paesaggio del “villaggio globale” immaginato da Gilles Clèment debba avere caratteri di omogeneità onnipresenti?
     
    
      Abstract
      Dal lento succedersi delle stagioni che ritmavano l’attività dell’uomo, siamo passati ad una vita frenetica fatta di attimi. La stagione dell’attesa non esiste più così come era stata concepita dal ciclo naturale. Lavorare la terra, prepararla alla semina e attendere che dal duro lavoro la terra desse i suoi frutti. L’uomo ha seguito per millenni questo ciclo che gli ha permesso di sopravvivere e adattarsi a condizioni sempre diverse.
Ora con il continuo espandersi della città, processo iniziato con la rivoluzione industriale e le sue relative innovazioni tecnologiche, stiamo pian piano disintegrando quello che noi stessi abbiamo creato, sviluppato secolo dopo secolo. L’equilibrio tra città e campagna nel XX secolo ha cominciato a pendere da una parte diventando sempre più sbilanciato. E pensare che la dicotomia tra città e campagne è proprio quello che ha reso un Paese come l’Italia così peculiare rispetto a molti altri del vecchio continente. Ancora oggi l’eterogeneità del paesaggio italiano con le sue differenze sia morfologiche che linguistiche è ciò che la rende così diversa e allo stesso tempo ammirata da Paesi che nell’ultimo secolo hanno intrapreso strade differenti, soggiogandosi completamente a visioni “futuristiche”. Trasformazioni recenti, nell’affermare nuove e più civili condizioni di vita, hanno portato ad una compromissione di vecchi quadri paesaggistici senza disegnarne altri di pari valore. 
Tuttavia il consueto ritardo del nostro paese nel recepire spesso input esterni in questo caso potrebbe risultare un vantaggio. Siamo sicuri che la strada intrapresa all’estero sia quella più adatta? Non è forse ora di iniziare ad elaborare modelli autonomi basati sulla specificità del luogo anziché seguire ed inseguire soluzioni standard imposte o anche solo influenzate da radici completamente diverse? Siamo sicuri che il paesaggio del “villaggio globale” immaginato da Gilles Clèment debba avere caratteri di omogeneità onnipresenti?
     
  
  
    
    
      Tipologia del documento
      Tesi di laurea
(Laurea magistrale)
      
      
      
      
        
      
        
          Autore della tesi
          Millawage, Tarindu Baggya
          
        
      
        
          Relatore della tesi
          
          
        
      
        
          Correlatore della tesi
          
          
        
      
        
          Scuola
          
          
        
      
        
          Corso di studio
          
          
        
      
        
      
        
      
        
          Ordinamento Cds
          DM270
          
        
      
        
          Parole chiave
          architettura,agricoltura,paesaggio,rurale,Pesaro.
          
        
      
        
          Data di discussione della Tesi
          24 Marzo 2022
          
        
      
      URI
      
      
     
   
  
    Altri metadati
    
      Tipologia del documento
      Tesi di laurea
(NON SPECIFICATO)
      
      
      
      
        
      
        
          Autore della tesi
          Millawage, Tarindu Baggya
          
        
      
        
          Relatore della tesi
          
          
        
      
        
          Correlatore della tesi
          
          
        
      
        
          Scuola
          
          
        
      
        
          Corso di studio
          
          
        
      
        
      
        
      
        
          Ordinamento Cds
          DM270
          
        
      
        
          Parole chiave
          architettura,agricoltura,paesaggio,rurale,Pesaro.
          
        
      
        
          Data di discussione della Tesi
          24 Marzo 2022
          
        
      
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