La viticoltura ferrarese

La viticoltura italiana è conosciuta nel mondo con oltre seicento varietà autoctone di uva da vino distribuite su tutto il territorio. La fama che l’Italia ha acquisito negli anni non è bensì dovuta solo alla variabilità paesaggistica ed ampelografica della vite, ma anche all’impegno costante che i produttori e i ricercatori hanno messo nel preservare queste varietà. Attraverso questa tesi intendo fare chiarezza sui motivi che rendono la viticoltura ferrarese un argomento complesso, con un panorama viticolo ritenuto spesso marginale rispetto a quello italiano. Ho ritenuto fondamentale evidenziare tutti gli aspetti che possono concorrere alla creazione di un’identità viticola solida, partendo dalla storia di questo territorio e di come nel tempo sia stata interpretata ed applicata la tecnica viticola ed enologica. La storia del territorio ferrarese è molto antica e vede le prime notizie ai tempi dei romani i quali, nonostante avessero trovato un territorio dal clima umido e paludoso, videro le potenzialità per uno sviluppo agricolo e commerciale. Nel Medioevo e poi nel '500 infatti si parla già di coltura della vite e di vini unici ed apprezzati. Il susseguirsi di vicende storiche, culturali ed ambientali ha poi minato lo sviluppo compiuto di una produzione viticola ed enologica stabile. La viticoltura ferrarese odierna soffre ancora degli avvenimenti passati ma, allo stesso tempo, ha caratteristiche ben definite: la DOC Bosco Eliceo (1989), il terreno sabbioso e la presenza di varietà tipiche uniche come Fortana e Russiola sono elementi che compongono una base solida per un futuro sviluppo. L’evoluzione, a parer mio, dovrà riguardare due fronti: tecnico-produttivo, con costanti aggiornamenti scientifici in campo enologico e viticolo, e socio-commerciale, quindi il racconto del vino locale, la sua presenza nei numerosi riferimenti enogastronomici locali e la creazione di relazioni con l’intero panorama viti-vinicolo italiano.