Le origini dell’insegnamento della fisica sperimentale a Bologna ricostruite attraverso un’analisi degli autografi di Jacopo Bartolomeo Beccari

Il presente lavoro di tesi si inserisce in quel filone di ricerca che, inaugurato negli anni Settanta del secolo scorso, mira a fornire un’analisi approfondita dell’attività dell’Istituto delle Scienze di Bologna in età prenapoleonica. Dopo un intensificarsi della ricerca in questo campo nel corso degli anni Novanta l’interesse sembra oggi essere scemato, nonostante vi siano tuttora punti di interesse che rimangono oscuri. Sulla base dello stato dell’arte della fisica a cavallo tra Sei e Settecento - descritto nel primo capitolo - si vogliono nel prosieguo mettere in luce le connessioni e le reciproche influenze (più o meno consapevoli) che hanno prodotto, come risultato, l’avvio del primo corso di fisica sperimentale presso l’Istituto delle Scienze di Bologna sotto la guida di Jacopo Bartolomeo Beccari. È l’anno 1714: tanto si è discusso, in letteratura, a proposito della fondazione dell’Istituto delle Scienze, quanto poco degli anni ad essa immediatamente successivi. Di quali strumenti scientifici disponeva? Come venivano utilizzati e, più in generale, come si articolava il corso? A quale pubblico si rivolgeva? Il terzo capitolo del presente lavoro è dedicato alla discussione di questi punti, con lo scopo ultimo di aggiungere un tassello a quanto già noto a proposito della fisica del Settecento a Bologna. Per fare ciò sarà necessario estendere lo sguardo oltre le Alpi, prendendo in esame la formazione di realtà parallele all’Istituto delle Scienze bolognese. Questo ampliamento dell’orizzonte di indagine ha una duplice valenza: se da un lato è necessario per poter affrontare la domanda di ricerca, dall’altro la ricostruzione stessa del primo corso di fisica sperimentale può fare luce sul contributo del contesto bolognese alla didattica della fisica moderna in Europa. [...]