This Work of Darkness. La questione prostituzionale nella Gran Bretagna di Vittoria: Josephine Butler e la crociata contro le Contagious Diseases Acts

Chi è Josephine Butler? I suoi contemporanei non avrebbero avuto alcuna esitazione a rispondere, perché mai una donna della sua epoca riuscì a suscitare sentimenti così potenti e contrastanti: sconcerto e ammirazione, ripulsa e adesione, odio e venerazione quasi religiosa. Risposte diverse, ma provenienti da un’opinione pubblica avvezza a crociate come quella di cui si sente investita Josephine Butler: una crociata che si pone come obiettivo l’abolizione della schiavitù sessuale, regolamentata da leggi indecenti e subìta da quella classe operaia già sfruttata dai meccanismi del capitalismo industriale. Nella Gran Bretagna vittoriana, la prostituzione è The Great Social Evil: le sue conseguenze si abbattono sulla società civile e sulle forze armate, mettendo così in pericolo la prima potenza navale e militare del XIX secolo. Il Parlamento britannico decide perciò di controllare il fenomeno prostituzionale emanando le Contagious Diseases Acts negli anni 1864, 1866 e 1869. Josephine Butler smaschera la connivenza fra i vari governi e gli ambienti medici; scardina quel double standard alla base dell’ineguaglianza morale fra i due sessi; attinge al bagaglio ideologico di tutti quei movimenti religiosi che avevano già sostenuto la battaglia contro la schiavitù dei neri; riesce a coalizzare tutte le componenti della società inglese, ormai consapevoli del pericolo di leggi in aperta contraddizione con le conquiste libertarie che hanno fatto grande la Nazione britannica; scandaglia la realtà della sua epoca, mettendo in evidenza problematiche e contraddizioni, ma suggerendo anche soluzioni. Al centro della sua crociata c’è la donna tout court: Josephine Butler restituisce visibilità e parola alle donne “prostitute innate”, mentre alle altre dà il diritto di infrangere la sfera in cui sono prigioniere. In lei, è imperiosa l’esigenza di affermare un’unica morale, valida per l’uomo e per la donna, che non sono entità in contrapposizione, bensì complementari.